L’origine della Parrocchia di Locara
Locara nella notte dei tempi

I primi insediamenti umani organizzati in zona “Locara” risalgono certamente all’età romana. Lo si ricava dalla scoperta di un cippo romano che segnava il confine tra diversi terreni affidati ai soldati romani, quando “andavano in pensione”.
Questo cippo era stato posto dal Console Romano Sesto Attilio Sarano nel 153 a. C. dove è situato oggi il capitello di Lobbia, all’incrocio della strada di Locara con la provinciale Lonigo-San Bonifacio.
Si può spiegare così una prima caratteristica della comunità di Locara, cioè una località di confine sulla linea Lobbia-Locara, fino alla via Postumia,(oggi strada statale n. 11 o Padana Superiore) dove la località prende il nome di Torri di Confine, (torre di guardia) tra i due confini, (oggi Verona e Vicenza, come già in epoca romana, tra il “Municipium”di Verona e quello di Vicenza).
La via Postumia era una importante arteria militare romana fatta costruire dal Console Spurio Postumio Albino nel 148 a. C. che collegava il porto di Genova con Aquileia. L’incrocio della strada di confine con la via Postumia spiega la tripartizione di Locara in tre comuni (San Bonifacio in prov. di Verona – Lonigo e Gambellara in prov. di Vicenza).

Il primo nome documentato di questa località è “Aucara” che deriverebbe da “oca” (in latino “avica”): si sa che i Romani davano nomi di persone, animali o piante alle località dove si insediavano e probabilmente in questa zona, ricca di acqua, si potevano allevare facilmente le oche; si sa anche che le oche erano animali sacri per i Romani, perchè avevano salvato il Campidoglio dall’ invasione notturna dei Galli, mentre i Senatori dormivano… e in un “confine” la protezione era importante. Questo bisogno di sentirsi protetti ha dato origine, in epoca cristiana, forse anche all’idea di dedicare a San Michele la chiesetta di Torri di Confine.

La Pieve di Locara

Facciata della Chiesa Arcipretale.

Le antiche chiese (nel secolo VII) potevano quindi essere due: quella di San Giovanni Battista e quella di S. Michele Arcangelo. I cristiani si saranno recati ad esse pacificamente e senza distinzione. Con la discesa dei Longobardi, di fede ariana, (eretici convinti che Cristo non è Dio, ma solo un uomo scelto da Dio) può darsi che le due “etnie” si siano tenute distinte, ciascuna con propria lingua, con propri costumi e quindi anche luoghi di culto diversi; e i Longobardi avevano San Michele (con San Giorgio) come loro patrono. É anche possibile che entrambe le chiese siano sorte insieme nel secolo VII con un certo spirito antagonista, come è facile trovare in zona di confine; quindi non è escluso che esistesse già un oratorio di S. Giovanni Battista a Locara e se ne creasse un altro dedicato a S. Michele, a Torri di Confine… appare già da quell’epoca un certo spirito autonomistico tra “Le Tore” e “Locara”.

Locara con la sua chiesa “Sanctus Ioannes in Aucara” viene nominata per la prima volta nel 1184 come “villa” (villaggio) del territorio veronese. Nel 1193 l’imperatore Enrico VI (figlio di Federico Barbarossa) confermava che la chiesa spettava al monastero Benedettino di Villanova, e ciò per tutto il secolo XV. In seguito la pieve di S. Abbondio di San Bonifacio tendeva ad espandersi verso S. Pietro di Villanova e Locara.
Alla fine del sec. XIV la villa di San Bonifacio divenne centro di un piccolo vicariato con giurisdizione “su Torri di Confine, S. Giovanni di Locara con Fossacan, Perarolo e Villanova”.
Nel 1421 figurava il cimitero, poiché un certo Ugocione fu Biagio della contrada di Fossacan ordinava di essere sepolto “in cimitero ecclesie S. Iohannis de Ocaria”. Da altri testamenti dell’epoca risulta che apparteneva alla parrocchia di San Giovanni di Locara anche la “villa de torre confinum”. É interessante notare che quando si parla di Locara si dice sempre “San Giovanni di Locara” forse perchè come chiesa in cura d’anime abbracciava un territorio più vasto di quello che le spettava con il solo nome di Locara: infatti sono diverse “ville” o frazioni ad essa soggette come Lobia, Perarolo, Torri di Confine e Fossacan.

Ai primi del secolo scorso, in occasione della visita vescovile, il parroco di Locara in data 12 Luglio 1822 fa questa descrizione della sua parrocchia: gli abitanti sono 1.460, facenti parte di 295 famiglie (una media di cinque persone per famiglia). Di questi 1.024 sono “anime da comunione”.

A Locara esiste una scuola elementare tenuta dall’organista e maestro don Giovanni Grezzani. È interessante il numero del clero in parrocchia: ben sette preti, e sono:

il parroco don Francesco Pagliarusco, di anni 64 e da nove parroco di Locara; Grezzani don Giovanni di Locara; Bongiovanni don Antonio di Locara (di anni 72, ritirato a vita privata); Vanzetto don Girolamo di Locara; Cogo don Francesco di Vestena Nuova (di anni 49) a Lobia da 14 anni come curato; Rigoni don Angelo di Monteforte ; Marchetti don Redento di Gambellara (di anni 32) da 8 anni cappellano del luogo. La vita religiosa afferma sempre il parroco in quell’occasione – è buona e di sè scrive: “non lascio di fare il mio dovere in tutto e per tutto e non credo che vi sia alcuno che si possa lagnare”.

I servizi del culto sono regolari, come l’insegnamento del catechismo agli adulti e la dottrina cristiana ai fanciulli.

Vi è la confraternita del SS. Sacramento della quale in archivio parrocchiale, si trovano documenti molto antichi; così altre confraternite come quella della Madonna.

Si parla poi dell’esistenza dell’archivio parrocchiale i cui atti di battesimo incominciano dal 1656.

Il 13 Giugno 1925 la Parrocchia di Locara venne smembrata e costituita come parrocchia autonoma la Chiesa di Santa Lucia di Lobia. E il Vescovo con decreto del 21 Agosto 1925 dichiarava che, per lo stesso motivo, la chiesa di San Giovanni Battista di Locara avesse in perpetuo il diritto di chiamarsi “chiesa arcipretale” o “matrice” in quanto aveva generato una parrocchia figlia.